
GOLDEN BOY STORY
Il premio internazionale “European Golden Boy” riservato al miglior calciatore Under 21 dell’anno è nato nell’autunno 2003 da un’idea del giornalista torinese Massimo Franchi su “input” del direttore e dell’editore di Tuttosport. Il primo vincitore fu Rafael Van der Vaart, che conquistò il trofeo di Tuttosport imponendosi sull’inglese Wayne Rooney e sul portoghese Cristiano Ronaldo. Il ventenne olandese era già più di una promessa nelle file dell’Ajax, mentre in quella stagione il britannico militava ancora nell’Everton e il madeirense, 18 anni, aveva lasciato da pochi mesi lo Sporting Lisbona per accasarsi a Manchester alla corte di Sir Alex Ferguson. All’epoca i giurati internazionali erano 30 (ora sono 40) e indicavano solo i migliori 3 giocatori della lista (le loro schede, dal 2005, prevedono 5 voti). Tramite i buoni uffici di David Endt, straordinario capo-ufficio stampa dell’Ajax di quei tempi, organizzammo l’incontro per la consegna del Golden Boy in una “lounge” dell’Amsterdam ArenA (impianto dalla primavera del 2018 dedicato a Johan Cruyff). E “Rafa” volle posare, per la foto di rito, proprio sotto un mega poster del più grande calciatore nella storia del club biancorosso e dell’Olanda. A un certo punto spuntò l’ex “napoletano” Rudy Krol, uno dei più forti difensori di sempre, ad accompagnare la nostra intervista al primo Golden Boy: «Interessante questo premio, avete avuto una bella idea. Peccato che ai miei tempi non esistesse… »..
CIOCCOLATO PER ROONEY
L’anno successivo, 2004, ci spostammo a Manchester per premiare Rooney, trasferitosi anche lui durante il mercato estivo ai “Red Devils” dove trovò Cristiano Ronaldo – giunto secondo, sulla scia del compagno – in quell’edizione del Golden Boy. Una coppia d’attacco esplosiva che poi arrivò a conquistare quattro anni dopo la Champions League nella finale di Mosca contro il Chelsea. L’appuntamento per noi era al Carrington Training Center (oggi denominato AON Training Complex in omaggio allo sponsor) dove ci aspettava un “Wazza” – fu proprio CR7 a soprannominarlo così – visibilmente emozionato. Gli portammo in regalo una scatola di Gianduiotti, i prelibati lingotti di cioccolato alla nocciola tipici di Torino: Rooney, golosone, con un occhio si “mangiava” il Golden Boy e con l’altro i cioccolatini…
MESSI, FOTO STORICA
Nel 2005 andammo al Camp Nou di Barcellona per premiare un diciottenne Messi. Leo ci chiese di poter portare il trofeo in sala stampa e mostrarlo ai giornalisti presenti in occasione della conferenza pre-partita. A fine intervista arrivò il responsabile stampa dei blaugrana, Txemi Terés: «Teniamo noi il Golden Boy, domani vi faremo una sorpresa». Il giorno dopo, a centrocampo, pochi minuti prima della gara di campionato, tre giocatori del Barça si piazzano davanti alle tribune, ognuno con un trofeo in mano, e posano per la foto di rito: sono Ronaldinho col Fifa World Player Oro, Messi col Golden Boy di Tuttosport ed Eto’o con il Fifa World Player Bronzo. Uno “scatto” che ha fatto il giro del mondo. Il Golden Boy aveva definitivamente svoltato. Leo vincerà poi 6 Palloni d’Oro (il primo nel 2009) ma prima arriverà per due anni consecutivi secondo nel Golden Boy: 2006 e 2007. Un’impresa mostruosa laddove si consideri che i giurati internazionali di Tuttosport hanno deciso per convenzione (non per regolamento) che il vincitore del nostro trofeo è ammesso “di diritto” alla corsa per il Pallone d’Oro successivo e quindi, in molti, non ri-votano più il detentore del Golden Boy sebbene abbia ancora i requisiti anagrafici per concedere il bis.
CESC, CHAMPIONS SFIORATA
Quarto vincitore del premio di Tuttosport è risultato il catalano Francesc “Cesc” Fàbregas. Classe ’87 come Messi. Una scommessa (vinta) del “santone” francese Arsène Wenger che lo volle a ogni costo all’Arsenal – di cui poi il catalano divenne apprezzato capitano – strappandolo appena 16enne alle giovanili del Barcellona. Nel maggio 2006 giunse a sfiorare la Champions League, persa 2-1 nella finale parigina dello Stade de France proprio contro il “suo” Barça. Il Golden Boy lo alzò al cielo in dicembre all’Emirates Stadium, dopo averci accordato – il giorno prima – una lunga intervista esclusiva in un salone del Training Centre di Colney, nell’Hertfordshire. La simpatica chiacchierata andò per le lunghe. A un certo punto si aprì la porta: «Ah, siete ancora lì?». Imbarazzo di Cesc, un po’ bloccato nel rispondere subito. «Tranquilli, continuate pure». Era “Le professeur” Wenger in persona…
AGÜERO “BLOCCA” L’ARBITRO
Campione del mondo Under 20 nel 2007, miglior marcatore (6 reti) e miglior giocatore della rassegna iridata canadese, Sergio Leonel “El Kun” Agüero ha meritatamente conquistato alla fine di quell’anno il Golden Boy: quinto vincitore del premio internazionale di Tuttosport come miglior giovane del calcio europeo. Formidabile la sua partenza in campionato con la maglia dell’Atlético Madrid (seconda stagione con i “colchoneros”) di cui risulterà al termine della stagione il cannoniere a quota 19 gol (27 in tutte le competizioni). La cerimonia di premiazione del Golden Boy si svolse sul prato del vecchio e storico stadio Vicente Calderón, sulle rive del Manzanarre. Impianto ora abbattuto per far posto a un “bypass” dell’autostrada M30. Dopo averci ospitato il giorno prima nella Sala dei Trofei dell’Atlético per l’intervista di rito, “El Kun” si attardò nel cerchio di centrocampo a chiacchierare con noi brandendo orgoglioso il trofeo Golden Boy. Addirittura si mise a sfogliare Tuttosport per leggere i titoli a lui dedicati. Le squadre (il rivale di giornata era il Getafe) erano già schierate, pronte a cominciare la partita. Ma l’arbitro, quasi in ossequiosa “venerazione” del scintillante trofeo, non osava fare nulla… Idem gli steward e gli addetti dell’Atlético. Tutti in deferente attesa che Agüero si rendesse libero. Finché fummo noi ad allontanarci spontaneamente dal terreno di gioco per consentire il fischio d’inizio. E lasciando il campo incrociammo sulla panchina del Getafe il tecnico danese “Miki” Laudrup, ex Juve, che scherzò così: «Con questo Golden Boy fate anche ritardare le partite. Grandi».
ANDERSON EVOCA MOU
L’autunno successivo, 2008, tornammo a Old Trafford. Vincitore del Golden Boy il talento brasiliano Anderson Luís de Abreu Oliveira reduce dalla conquista della Champions League con il Manchester United. Sir Alex Ferguson non aveva badato a spese (31,5 milioni di euro 14 anni fa… ) per strapparlo al Porto. Fu l’edizione più combattuta di sempre del Golden Boy: Anderson prevalse nella corsa al trofeo di soli 3 punti, un’inezia, su un altro giocatore della Premier League ovvero l’inglese Theo Walcott dell’Arsenal. Terzo il campione uscente Agüero. Quinto Pato e sesto Balotelli. I tifosi dei “Red Devils” gli intonarono un coro speciale allo stadio durante la premiazione. Nonostante lui li avesse lasciati di stucco con le sue dichiarazioni esclusive rilasciate a Tuttosport il giorno prima: «Il mio desiderio è quello di andare in Italia, dove si gioca il calcio più intelligente del mondo. In particolare il mio sogno è quello di essere allenato da José Mourinho». E la stampa britannica si scatenò…
PATO ESALTA GALLIANI
Nel 2009, finalmente, il primo trionfo di un calciatore della nostra Serie A, pur se straniero. Premiazione nel “tempio” di San Siro per Alexandre Pato, connazionale del suo predecessore “dorato” Anderson. Presenti anche le telecamere di SKY, con premiazione in diretta TV e successiva intervista all’allora vicepresidente milanista Adriano Galliani, il quale esordì così: «Questo Golden Boy è roba di lusso». Al secondo posto di quell’edizione giunse un altro straniero della Serie A, il montenegrino Stevan Jovetic della Fiorentina, e in terza posizione il catalano-serbo Bojan Krkic in forza al Barcellona (poi rossonero nel 2012). «È un premio che mi inorgoglisce – ci disse Pato – . Ci speravo anche l’anno scorso. Ho visto l’albo d’oro. Messi quest’anno è arrivato a conquistare il Pallone d’Oro. Spero che il Golden Boy di Tuttosport sia bene augurante per il futuro».
BALOTELLI E WILSHERE
Primo e finora unico italiano ad aver conquistato il Golden Boy, nel 2010, è stato il pirotecnico Mario Balotelli quando militava nelle file Manchester City diretto da Roberto Mancini. La premiazione era prevista per il 20 dicembre e il giorno prima la consueta intervista. Ma una bufera di neve abbattutasi su tutto il Nord Europa annullò il nostro volo. Mancini ci accordò il permesso d’intervistare SuperMario la sera successiva durante il riscaldamento all’Etihad Stadium, pochi minuti prima della consegna ufficiale del Golden Boy di fronte agli spettatori che gremivano gli spalti. «Chi altri avrebbe potuto vincerlo se non io? Di tutti i precedenti vincitori solo Messi è un filino più forte di me. Per ora… Secondo è arrivato Wil…chi? Wilshere? Non lo conosco. La prossima volta che giocherò contro l’Arsenal lo guarderò meglio. Magari gli mostro il Golden Boy così si ricorderà che l’ho vinto io». Un’intervista esplosiva, rimasta storica…
GÖTZE, L’ORO DEL RENO
Nel dicembre del 2011 il Golden Boy approda per la prima volta in Germania. Ad aggiudicarselo è l’attaccante Mario Götze, gioiello del Borussia Dortmund targato Jürgen Klopp e della Germania del ct Joachim Löw. Il 19enne tedesco precede nella votazione altri due astri nascenti del calcio europeo, il centrocampista Thiago Alcàntara del Barcellona (dal 2013 al Bayern e oggi al Liverpool) e il fantasista belga Eden Hazard del Lilla (ora al Real Madrid) succedendo così nell’albo d’oro a Balotelli. Dotato di tecnica sopraffina e considerato uno dei maggiori talenti prodotti dal settore giovanile giallonero, “Golden Götze”, come lo ha subito soprannominato la stampa teutonica, è uno degli artefici della conquista del settimo “Meisterschale” della storia del Dortmund (7 gol). Nell’agosto di quell’anno, alla settima presenza in Nazionale, realizza la sua prima rete con la maglia bianconera nell’amichevole vinta 3-2 sul Brasile a Stoccarda. Passerà al Bayern per 37 milioni nel 2013 e l’anno successivo segnerà il gol vincente della Germania (all’8’ del secondo tempo supplementare) nella finale mondiale contro l’Argentina a Rio.
ISCO, IL “PROVINCIALE”
Secondo Under 21 spagnolo a conquistare il Golden Boy dopo il catalano Fàbregas, Francisco Román Alarcón Suárez – meglio noto come Isco – è stato anche il primo e sinora unico calciatore a prendersi il trofeo internazionale di Tuttosport (edizione 2012) pur militando in una squadra “provinciale”. Málaga è un’affascinante località turistica dell’Andalusia, perla dell’altrettanto splendida Costa del Sol, ma la sua omonima squadra di calcio non ha mai brillato per i risultati sportivi. “Zero tituli”, per dirla alla Mourinho, in 115 anni di storia fatta salva, nel 2002, la già soppressa e pressoché inutile Coppa Intertoto, per di più in coabitazione con Stoccarda e Fulham… L’unico momento di vera gloria per i “Boquerones” (dal nome di una varietà d’acciughe molto prelibate che si pescano nel Mare di Alborán) è stato proprio in coincidenza dell’esplosione di Isco, “enfant du pays” nato ad Arroyo de la Miel, conurbazione collinare di Benalmádena dove sorge il parco di attrazioni “Tivoli World”: la Disneyland andalusa. Il Málaga lo acquistò dal Valencia nel 2011 versando la clausola di 6 milioni. Nel 2012 Isco guidò i biancoblù del tecnico cileno Pellegrini al 4° posto nella Liga e poi alla galoppata in Champions League coronata dalla doppietta allo Zenit di Spalletti nel Gruppo C vinto con 12 punti davanti al Milan. Molto equilibrata quell’edizione del Golden Boy: 137 voti a Isco, 125 per El Shaarawy (Milan, oggi Roma) e 116 al portiere Courtois dell’Atlético Madrid (ora al Real). Pochi mesi dopo aver conquistato il trofeo di Tuttosport, Isco è stato acquistato dal Real Madrid (dove tuttora è tesserato) per 30 milioni.
POGBA A SAINT VINCENT
Il Golden Boy torna in Italia nel 2013, dopo il successo di Pato quattro anni prima. A trionfare, un altro straniero della Serie A, il primo juventino e il primo francese: Paul Pogba detto Il Polpo. Il talento dalle origini guineane ha ricevuto il nostro prestigioso premio nel corso di una serata di gala tenutasi presso di Centro Congressi del Resort & Casino di Saint-Vincent, in Valle d’Aosta, e presentata dall’ex Miss Italia, Cristina Chiabotto. Al secondo posto Romelu Lukaku (allora all’Everton) poi Julian Draxler (all’epoca allo Schalke 04) e quarto Rafaël Varane, già in forza al Real Madrid. Pogba non solo ha dato un contributo fondamentale alla conquista dello scudetto e della Supercoppa di Lega in maglia Juve, ma si è laureato campione “iridato” con i “Bleuets” nel Mondiale Under 20 giocato a luglio in Turchia dov’è anche stato eletto miglior giocatore della manifestazione per poi diventare uno dei punti fermi della Nazionale maggiore di Deschamps (campione mondiale assoluto a Mosca 2018). «Sono orgoglioso – le parole di Paul, ricevendo il riconoscimento – . Volevo vincere un premio come questo fin da quand’ero bambino».
STERLING: 140 MILIONI
Nel 2014 è l’anglo-giamaicano Raheem Sterling, attaccante all’epoca in forza al Liverpool, a conquistare il trofeo internazionale di Tuttosport. Battuti il belga-keniota Divock Origi allora tesserato per il Lilla (passato proprio ai “Reds” l’estate successiva) e il brasiliano Marquinhos del PSG. Premiazione ad Anfield prima della sfida con l’Arsenal. «Quando ho saputo della conquista nel Golden Boy ho subito chiamato mia mamma Nadine per raccontarglielo. Le devo tutto». Pochi mesi dopo la conquista del Golden Boy, Sterling è passato al Manchester City per circa 68 milioni di euro: ora ne vale il doppio.
MARTIAL, LA PLUSVALENZA
Nel 2015 il trofeo è tornato per la terza volta (record assoluto) a Old Trafford, la casa del Manchester United. Lo vinse, per la seconda volta dopo Pogba, un francese: Anthony Martial. Schiacciante il successo del ragazzo d’origine guadalupese sui rivali: 21 giurati su 30 lo hanno votato al primo posto. Lo United nell’estate di quell’anno lo aveva prelevato dal Monaco per 50 milioni più 30 di bonus. Soltanto due anni prima il club del Principato se l’era accaparrato sborsando appena 5 milioni all’Olympique Lione. Intervista pre-partita sotto un grande albero di Natale in un salone dell’AON Training Complex di Carrington e premiazione il giorno dopo in occasione di una gara interna dei “Red Devils” con il Norwich City. «Onorato del premio – la dichiarazione a caldo dell’attaccante francese – . Da piccolo ero tifoso dell’OL e la prima maglietta che ho avuto è stata quella di Sonny Anderson».
SANCHES A MONTE-CARLO
Plebiscito della giuria anche nel 2016 per Renato Sanches, primo portoghese a conquistare il Golden Boy. In quel suo anno “magico” ha dapprima contribuito alla vittoria del Benfica nel campionato lusitano, poi ha firmato un quinquennale con il Bayern targato Ancelotti (35 milioni più 10 di bonus nelle casse delle “Aquile” di Lisbona) e infine è stato determinante nel trionfo del Portogallo a Euro 2016 in Francia. Il gran gala di premiazione s’è svolto in una cornice suggestiva: la “Salle d’Or” del Fairmont Hotel (ex Loews) a Monte-Carlo in occasione degli European TV Sport Awards. Il “rasta” originario delle isole Capo Verde, ex colonie portoghesi, era accompagnato dalla mamma Maria Auxiliadora des Dores e dalla sorella Micaela oltre che dal suo procuratore Jorge Mendes, il numero uno al mondo, e dalla team manager del Bayern, Kathleen Kruger. Fra gli invitati figuravano anche Fabio Capello, Flavio Briatore, Vadim Vasilyev (all’epoca vicepresidente esecutivo del Monaco), Massimo Cellino (allora presidente del Leeds United), Andrea Radrizzani (attuale presidente del Leeds) e l’ex campione del mondo di ciclismo Mario Cipollini.
MBAPPÉ E RONALDO
Ancora la sede di Monte-Carlo per la premiazione del Golden Boy 2017, ma questa volta la “location” è nientemeno che la “Salle des Etoiles” dello Sporting Club (proprietà della famiglia principesca di Monaco) di fronte a un pubblico di oltre 300 ospiti. Il franco-camerunese Kylian Mbappé, trasferitosi in estate dal Monaco (dove ha vinto la Ligue 1) al Paris Saint-Germain per 180 milioni, trionfa con 291 punti davanti al connazionale Dembélé quasi doppiato (149) e all’inglese Rashford (76). Solo 3 giurati su 30 non gli hanno accordato il primo posto nella loro scheda delle preferenze. «Ho battuto una grande concorrenza. Dedico questo premio al mio fratellino Ethan che è qui con me», le prime parole dell’attaccante che circa 8 mesi dopo si sarebbe laureato campione del mondo con la Francia a Mosca. Il 15° vincitore del Golden Boy è stato omaggiato sul palco con la maglia madridista di Cristiano Ronaldo: il suo idolo.
DE LIGT SBARCA A TORINO
E finalmente il 17 dicembre 2018, per la prima volta assoluta, il Golden Boy approda a Torino, la città di Tuttosport, la sede in cui è nato. Data memorabile per la nostra storica testata che il prossimo 30 luglio festeggerà 77 anni. Di grande impatto l’ambientazione del gala: le OGR, ottocentesche Officine Grandi Riparazioni per la manutenzione dei veicoli ferroviari, restaurate e riqualificate, i cui spazi ospitano adesso ristoranti, bar, saloni multifunzionali, “hub” per la ricerca scientifica, tecnologia e industriale, centro di ricerca applicata su “smart data”, mostre e officine per le idee culturali relative alle arti visive, performative, musicali e naturalmente allo sport. A trionfare in questo suggestivo contesto che lega il passato al presente… avveniristico, è Matthijs De Ligt, capitano dell’Ajax. Primo difensore a iscrivere il proprio nome nell’albo d’oro del premio dopo una lunga striscia di attaccanti e centrocampisti. Ha sbaragliato la concorrenza e convinto i giurati (saliti di numero con l’inserimento dei direttori dei palinsesti sportivi delle principali TV italiane) grazie alle sue eccellenti qualità tecniche, tattiche e fisiche cui unisce una personalità fuori dal comune, considerata la giovane età. Il ragazzo nato a Leiderdorp (nei pressi di Leida) e gestito dall’infaticabile agente nocerino Carmine “Mino” Raiola, è giunto a Torino accompagnato da altre 10 persone. Quasi tutti parenti: come una squadra di calcio. Proprio in quell’occasione ha ricevuto i complimenti e scambiato quattro chiacchiere con i dirigenti bianconeri Pavel Nedved e Fabio Paratici. E lì che sono state gettate le basi per il successivo e travagliato accordo con la Juventus. Per la cronaca, era presente anche Beppe Marotta, da pochi giorni ingaggiato dall’Inter. L’edizione torinese targata 2018 segna anche un’ulteriore e importante svolta nel trofeo. Durante la serata teletrasmessa da SKY Sport, che ha il suo “clou” con la consegna del Golden Boy, vengono assegnati altri premi riservati a nuove categorie: idea del nuovo CEO di Tuttosport, Federico Vincenzoni. Si tratta per la precisione della Golden Girl, del Web Golden Boy (cioè il premio riservato all’Under 21 più votato dalla giuria popolare tramite sondaggio sul sito tuttosport.com), dell’Italian Golden Boy, del Golden Agent, del Golden Manager. Le OGR ridondano di campioni o ex campioni: un vero “parterre de rois”, una parata di stelle.
RUI COSTA ESALTA FÉLIX
Nel 2019 trionfa per la seconda volta un portoghese: è l’attaccante João Félix, passato in estate dal Benfica (con cui s’è laureato campione nazionale: 15 gol in 26 partite) all’Atlético Madrid per la cifra record di 127,2 milioni di euro. Assistito dal superagente Jorge Mendes (a lui il Golden Agent per il secondo anno consecutivo), il lusitano precede nettamente in classifica l’inglese Jadon Sancho (Borussia Dortmund) e il tedesco Kai Havertz (Bayern Leverkusen, ora al Chelsea). «Grazie a Tuttosport per il Premio Golden Boy 2019, sono molto orgoglioso – commenta a caldo il giocatore prima di imbarcarsi per Torino – . È la seconda volta che un giocatore dell’Atlético Madrid si aggiudica questo riconoscimento e sono felice. Grazie anche al Benfica, in particolare all’allenatore Bruno Lage per tutto quello che ha fatto per me e alla mia famiglia che mi è sempre vicina. Mando un abbraccio a tutti per la gioia di aver conquistato questo prestigioso trofeo». Anche l’ex rossonero Manuel Rui Costa, direttore sportivo del Benfica, è fra gli ospiti del gala unitamente a Enrique Cerezo e al bresciano Andrea Berta, rispettivamente presidente e diesse dell’Atlético Madrid, i quali vogliono complimentarsi ed essere testimoni del grande trionfo personale della giovane stella nativa di Viseu, nel Nord del Portogallo. Intanto continuano a crescere i premi riservati ad altre nuove categorie come il Golden President e le targhe speciali Gaetano Scirea (premio Fair Play) e Vittorio Pozzo (miglior allenatore).
HAALAND, TROFEO A DOHA
L’edizione 2020 è addirittura intercontinentale. A conferma della straordinaria crescita esponenziale e mediatica del Golden Boy, la “notte degli Oscar” di Tuttosport si svolge sempre alle OGR ma, a causa delle restrizioni dovute al Covid-19, alcuni importanti ospiti non possono arrivare a Torino. Nessun problema. Tuttosport e SKY organizzano collegamenti in diretta con varie città del mondo: a Doha c’è il Golden Boy 2020, ovverosia il formidabile “panzer” norvegese Erling Haaland del Borussia Dortmund che si trova nella capitale del Qatar per ristabilirsi da un infortunio presso l’avanguardistico “Aspire Center”. A Monaco di Baviera, nella sede del Bayern, ecco Karl-Heinz “Kalle” Rummenigge (insignito del Golden Manager Award) e il cannoniere polacco dei rossi (fresco vincitore della Champions League) Robert Lewandowski cui va il primo Golden Player della storia dato che “France Football” ha incredibilmente deciso di non assegnare il Pallone d’Oro per quella edizione non essendo stata portata a termine la Ligue 1. Una sorta di compensazione volta a mitigare l’annullamento dell’abituale riconoscimento organizzato dalla rivista parigina che è poi stata trasformata in mensile, non più settimanale, è venduta solo in abbinamento al quotidiano “L’Équipe”. A Barcellona c’è il talento ispano-guineano Ansu Fati, gioiello dei “blaugrana”, il quale riceve il Web Golden Boy. A Torino è invece presente, giunto dalla sua residenza monegasca, il potente procuratore di Haaland: Mino Raiola, che vince il Golden Agent 2020 e riceve i complimenti tramite un simpatico videomessaggio anche da un altro suo celeberrimo assisito, cioé Zlatan Ibrahimovic. E spunta ancora un nuovo riconoscimento: la targa Artemio Franchi, riservata al miglior dirigente federale, viene assegnata al presidente FIGC Gabriele Gravina.
PEDRI SUL CHARTER BARÇA
L’edizione 2020 è addirittura intercontinentale. A conferma della straordinaria crescita esponenziale e mediatica del Golden Boy, la “notte degli Oscar” di Tuttosport si svolge sempre alle OGR ma, a causa delle restrizioni dovute al Covid-19, alcuni importanti ospiti non possono arrivare a Torino. Nessun problema. Tuttosport e SKY organizzano collegamenti in diretta con varie città del mondo: a Doha c’è il Golden Boy 2020, ovverosia il formidabile “panzer” norvegese Erling Haaland del Borussia Dortmund che si trova nella capitale del Qatar per ristabilirsi da un infortunio presso l’avanguardistico “Aspire Center”. A Monaco di Baviera, nella sede del Bayern, ecco Karl-Heinz “Kalle” Rummenigge (insignito del Golden Manager Award) e il cannoniere polacco dei rossi (fresco vincitore della Champions League) Robert Lewandowski cui va il primo Golden Player della storia dato che “France Football” ha incredibilmente deciso di non assegnare il Pallone d’Oro per quella edizione non essendo stata portata a termine la Ligue 1. Una sorta di compensazione volta a mitigare l’annullamento dell’abituale riconoscimento organizzato dalla rivista parigina che è poi stata trasformata in mensile, non più settimanale, è venduta solo in abbinamento al quotidiano “L’Équipe”. A Barcellona c’è il talento ispano-guineano Ansu Fati, gioiello dei “blaugrana”, il quale riceve il Web Golden Boy. A Torino è invece presente, giunto dalla sua residenza monegasca, il potente procuratore di Haaland: Mino Raiola, che vince il Golden Agent 2020 e riceve i complimenti tramite un simpatico videomessaggio anche da un altro suo celeberrimo assisito, cioé Zlatan Ibrahimovic. E spunta ancora un nuovo riconoscimento: la targa Artemio Franchi, riservata al miglior dirigente federale, viene assegnata al presidente FIGC Gabriele Gravina.